Una favola nera, disturbante, allucinate, esoterica dal fascino inalterato.”Suspiria. La fiaba nel sangue” scritto da Nico Parente, Francesco Ceccamea rende omaggio ad un capolavoro senza tempo analizzando la realizzazione e riponendo particolare attenzione alla colonna sonora.
Sono passati quarant’anni dall’uscita di “Suspiria”, recentemente restaurato in 4K. Il libro “Suspiria. La fiaba nel sangue” offre un’analisi esaustiva sulla genesi del film, sulla realizzazione. Dario Argento, per la creazione della sceneggiatura, trasse ispirazione da “Suspiria De Profundis” dello scrittore inglese Thomas de Quincey e da “Mine-Haha ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle” di Frank Wedekind.
La colonna sonora dei Goblin è fondamentale: geniale, sperimentale, morbosa, ossessiva, emozionalmente conturbante, realizzata con strumentazioni vintage come il minimoog, il mellotron, il bouzouki. i tamburi parlanti africani e strumenti classici come il clavicembalo e la spinetta. Argento, una sorta di quinto Goblin, anelava un assalto uditivo sfiancante, durante le riprese era solito lanciare improvvisamente, a volume altissimo, la colonna sonora, per spaventare realmente gli attori per rendere realistiche le scene. L’analisi della pellicola è suddivisa in due sezioni: film e musica. Dario Argento, Claudio Simonetti, Barbara Magnolfi intervengono con dichiarazioni dirette all’interno del saggio.
Capolavoro gotico del regista, “Suspiria” è stato scritto in collaborazione con Daria Nicolodi ispiratasi alle storie della nonna, fuggita da un’accademia di musica tedesca alla scoperta che, all’interno dell’istituto, veniva praticata, in una sorta di setta, la stregoneria. Il titolo del film si deve alla medesima: appoggiando la mano sulla copertina del libro “Suspiria De Profundis” oscurò casualmente la seconda parte mettendo in risalto “Suspiria”. La pellicola venne sviluppata con tre matrici di colore, tingendo manualmente il negativo, dal direttore della fotografia Luciano Tovoli. Argento desiderò che vedesse, approfonditamente, come fonte d’ispirazione cromatica “Biancaneve e i sette nani “. Gli abbinamenti di colori forti come il rosso e freddi come il blu o il verde, inducono visioni visivamente violente avvicinandosi a Kubrick. L’uso del formato Technicolor, metodo costoso e non più utilizzato. dona lucentezza e brillantezza ai colori potenti che soggiogano le scene. Il film, girato con lenti anamorfiche, è composto da 1300 inquadrature, nessuna uguale all’altra. La folle scenografia metafisica è stata realizzata da Giuseppe Bassan in cui il moderno e l’antico si fondono compenetrandosi, in un’illusione ottica stravolgente. in un delirio lisergico paragonabile a Escher. Dario Argento ha edificato una sorta di incubo scenografico neo-gotico, dove le geometrie simmetriche dell’architettura dell’accademia, location del film, stritolano e occludono i personaggi, trascinandoli in un vaneggiamento privo di speranza. Una delle sequenze più disturbanti del film è quella in cui le studentesse scoprono, atterrite, che dai soffitti di legno dell’accademia scendono incessantemente dei vermi: le piccole larve bianche di sarcophaga carnaria venivano mantenute in frigo risvegliandosi sotto i riflettori. Una scena citata addirittura da Stephen King nel suo saggio “Danse Macabre”, dedicato al cinema dell’orrore.
Suspiria è una delle pellicole ove il genio visionario di Dario Argento riesce ad esprimersi maestosamente. Una favola lisergica in scenari metafisici, immersa in colori lividi e surreali. Il sogno, malato, visivo di Argento coinvolge i sensi, distaccando lo spettatore dalla realtà: spazi mutati in illusioni ottiche chimiche. Una favola il cui simbolismo esplicito deflagra nella pornografia granguignolesca degli omicidi esposti senza pudore e remore in un sabba ritmico di sangue. Una caduta nel girone infernale del male, primigenio, antico, trasversale, che ha deflorato il tempo giungendo nel presente con le medesime ritualità ancestrali. Alice nel paese dell’orrore in un viaggio iniziatico, alchemico,interiore, che attraverso la conoscenza del male, la sua introiezione, ne discerne le dinamiche, ammansendolo, distruggendolo. Un incantesimo legato alle paure primordiali, nella ricerca dell’elusione del dogma e del rito, per rinascere nella conquista, nell’evoluzione. Suspiria è pervaso dalla simbologia massonica della Golden Dawn, affine alla cabala e alla tradizione egizia, annunciando una realtà occulta oltre il velo della tangibilità, temi floreali e delta egizi ornano la pellicola, suggerendo scenari inesplorati.
Frigurbo è terra della massoneria nera, terra della società nazista Thule. Susy intraprende la sua esperienza iniziatica massonica discendendo «nel buio della tenebra primordiale», per poi «risalire alla visione della luce uranica» . L’esperienza iniziatica esoterica è «l’esperienza della morte iniziatica, della morte simbolica» che offre all’uomo la possibilità di scoprire la sua vera identità. L’iniziato deve scendere negli ìnferi, «nel buio dell’inconscio» per scoprire «le immagini archetipiche delle Madri», ossia le «forze pulsionali o istintive» che sono datrici di vita (pulsionalità, desiderio di generazione e rigenerazione), ma possono conferire anche la morte, la dissoluzione, l’unione indistinta con il tutto: l’iniziato deve reintegrare tali «Madri» nella propria coscienza superiore. Dal punto di vista iniziatico-esoterico, la morte «è la verità della vita», mentre la vita, per i non iniziati, è morte .
Dario Argento, dopo la realizzazione di Suspiria, ricevette numerose, inquietanti minacce telefoniche, pur cambiando numero, perseguivano, e bizzarri personaggi presero a palesarsi nella sua vita, presentandosi come fans per tramutarsi in maniaci: come se la storia esoterico, massone, rappresentata nella pellicola fosse stata un vaso di pandora da non scoperchiare. Argento si era notevolmente discostato dalle precedenti sceneggiature, improntate sul thriller, giallo, con strutture narrative che razionalmente si evolvevano in una soluzione. Le ritualità pagane delle streghe venute dal passato forse dovevano rimanere occulte?